sabato 28 gennaio 2012

La Direzione Generale di un'azienda padronale

Non avrei mai pensato che essere chiamato per condurre la Direzione Generale di una Azienda padronale potesse comportare  un lavoro tanto complesso. Già, perché lavorare per un imprenditore non è come lavorare per una multinazionale, è tutto completamente diverso. In una multinazionale ci sono varie funzioni con poteri direttivi e decisionali , mentre in una società padronale le decisioni spettano solo ed esclusivamente al  titolare dell’Azienda , ma la cosa più difficile non è tanto quella di sottomettersi alla decisionalità, quanto al fatto che nel 90% dei casi il fondatore di un’Azienda pensa – proprio perché l’idea è stata sua – di sapere tutto o quasi o comunque di avere voce in capitolo anche sulla più piccola attività. Nessuna attività , dal marketing alla contabilità, dalle HR alla produzione, potrà essere attuata senza la sua opinione e il suo benestare.
Ora, dato che nessuno è onnisciente, il ruolo di chi deve occuparsi della direzione generale rischia di essere solo quello di un semplice “portavoce” e quindi di non portare alcun vantaggio, con la sua attività ed esperienza, all’Azienda che l’ha incaricato. Per cercare di ovviare a questo , perché non amo essere pagato per non fare niente, ho stabilito una regola ferrea che seguo senza deroghe: stabilisco e chiedo sempre  di condividere,  prima di accettare , quali sono i miei compiti e, soprattutto, il mio raggio di decisionalità, mettendo ben  in chiaro che il mio stile di gestione è improntato alla condivisione, ma che poi alla fine chi decide sono io, prendendomi tutte le responsabilità del caso, sia buone che cattive. Questo mi permette di  discutere apertamente con l’Imprenditore, di farmi ascoltare e soprattutto di avere la possibilità di sfruttare al meglio  la mia specifica esperienza in un determinato campo.

1 commento:

  1. tutto molto giusto se trovi l'imprenditore un minimo intelligente e che possa capire il discorso. Purtroppo in Italia non è così, infatti vediamo fallire e chiudere migliaia di attività. E questo non è dovuto alla crisi ma al fatto che l'imprenditore anni 60/70 ora ultra ottantenne, non è stato in grado di gestire il passaggio generazionale e continua a prendere decisioni che purtroppo non è più in grado di prendere, magari appoggiandosi a Yes Man, parenti e amici, che pensano solo a lucrare nel breve periodo. L'azienda per cui opero, Caffè Molinari SpA, è rappresentativa di ciò, ma potrei citare, tra le torrefazioni, almeno il 90% dei competitor. E' triste ma è vero.

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