sabato 28 gennaio 2012

Passaggio generazionale in azienda.

Sono convinto che non tutti i figli siano portati o siano desiderosi di compiere lo stesso percorso professionale del padre, così come sono convinto che non tutti i padri ritengano i figli idonei a prendere in mano le redini dell’Azienda di famiglia.  Mi sono trovato  una volta a cercare di convincere un baldo giovane che avrebbe potuto prendere il posto del padre nella sua Azienda tessile,, ma solo partendo dalla gavetta….e lui non ne voleva proprio sapere!!
Non era disposto a fare alcun apprendistato, perché si sentiva investito “cromosomicamente” della giusta preparazione in quanto figlio del Presidente in carica.

Ho dovuto anche faticare non poco per convincere il padre che la scelta del  figlio  non sarebbe stata, in quel momento,  la scelta idonea  gestire  l’Azienda,  perché la sua motivazione era dettata quasi esclusivamente  dallo “status” che acquisiva piuttosto che dal reale interesse per il futuro dell’Azienda. Mi trovavo con un doppio problema: da una parte il padre che non capiva i rischi che poteva far correre all’azienda ed anche al figlio, dall’altra il figlio che voleva quella “poltrona”.
Cosa avreste fatto voi al mio posto? A) troncare la mia collaborazione professionale, B) lasciare la Presidenza al figlio, magari proponendo una mia consulenza per un certo periodo; B) avreste suggerito l’assunzione di un dirigente “esperto” creando un Consiglio di Amministrazione ,inserendo il figlio con alcune deleghe mirate; c) dire ad entrambi che avrei guidato io il ragazzo nei primi passi , e anche nei secondi e nei terzi, perché capisse se davvero il mondo del tessile era fatto per lui, garantendo al padre che se avessi scorto anche solo un barlume di possibilità l’avrei appoggiato al massimo. Ovviamente ci sono altre opzioni…

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