venerdì 30 dicembre 2011

Chi comprerebbe un succo di frutta “naturale” proveniente dalla Cina?

Noi ci preoccupiamo giustamente dell’aggressività e competitività dei produttori Cinesi o Asiatici.
 Facciamo bene, ma dobbiamo anche utilizzare i vantaggi  competitivi che abbiamo.

Se prendiamo ad esempio i mercati che più di altri sono cresciuti negli ultimi tempi, oltre all’elettronica dove subiamo una forte concorrenza, troviamo i prodotti “verdi/ecologici”, le medicine naturali, i prodotti  nutraceutici.



I cinesi, oltretutto sono famosi per la loro antica medicina cinese. Ma oggi dopo la loro imponente industrializzazione, la quantità di scorie che quotidianamente producono, il loro enorme inquinamento, quale garanzia possono, credibilmente dare, ai loro antichi rimedi?
Chi comprerebbe un prodotto alimentare definito naturale o biologico, seppur a basso costo, da una Azienda cinese?

Nella tecnologia si sono aggiornati e sappiamo che molti prodotti “inventati” in occidente vengono prodotti in Cina, Korea o Vietnam, ma finché si tratta di elettronica, se c’è una garanzia e la “firma” è conosciuta ci fidiamo. Ben diverso se si tratta di giocattoli per bambini o prodotti da mettere sulla pelle o addirittura in bocca…

Quanti anni passeranno prima che il loro sistema competitivo basato sul prezzo incominci a deteriorarsi?

Io credo non molti, ma solo perché sono e anche loro saranno costretti  a delocalizzare alcuni produzioni. Hanno già iniziato con le auto, ma presto affronteranno mercati nei quali  la loro produzione nazionale non ha (ancora?) credibilità.
 Non a caso negli ultimi periodi assistiamo ad importanti acquisti nel settore dell’automotive per poi avvicinarsi a settori come quello della salute.

Gli investimenti dall’estero non possono essere bloccati, ma le Aziende europee possono accrescere il loro valore investendo oltre che in ricerca in iniziative di CSR che hanno una concreta ricaduta sulla qualità della produzione, oltre che sull’immagine sia a livello locale e nazionale sia internazionale.  
Più specificatamente mi riferisco a quello che le Aziende “occidentali” possono e devono far conoscere: la loro storia, l’attenzione per l’ambiente, per i propri collaboratori, per il territorio in cui sono insediati e l’attenzione che dedicano al “sociale” che li circonda, dedicando risorse economiche e/o attenzioni per riconoscere alla comunità che la ospita la giusta riconoscenza che le permette di ottenere profitti ridistribuendo loro  parte dei profitti.

Non è solo una spesa o un costo, ma  un riconoscimento alla comunità che certamente sarà apprezzato ed aiuterà l’Azienda a crescere ulteriormente.

Nessun commento:

Posta un commento