venerdì 30 dicembre 2011

L’esclusiva è un diritto o un dovere?

Mi sono spesso domandato perché le Aziende che si avvalgono del supporto di rinomate Società di consulenza non chiedono loro una “esclusività”. 

Mi spiego: se lavori per me e condividiamo le strategie  che attueremo nel futuro, perché non mi si garantisce che quello che staremo per  mettere in atto  sarà un “segreto” tra la mia Azienda e la Società di Consulenza e che la stessa Società non lavorerà contemporaneamente o magari subito dopo, su temi simili in Aziende che  competono con me nello stessa area di business?


Nella mia esperienza professionale  come Direttore dello Sviluppo Strategico, ho avuto l’opportunità di avere questa “garanzia” solo da una Società di Consulenza (“figlia “di un guru della strategia competitiva) e devo dire che oltre al professionale e proficuo contributo dei consulenti dedicati alla nostra Azienda, ho apprezzato la loro filosofia del se lavoro per te in questa area di business mi impegno a lavorare solo per questa Azienda.

Anch’io nella mia attuale attività adotto oggi lo stesso approccio, anzi l'ho ampliato; non solo lavoro in esclusiva per un’Azienda per singola area di business, ma mi impegno, una volta terminato il mio incarico a non attivare alcun contratto con Aziende che operano nello stesso settore della mia ormai ex Cliente per un periodo di tempo mai inferiore ad un anno. In alcuni casi tale periodo l’ho deliberatamente allungato perché il progetto aveva uno sviluppo triennale.

 Questa regola l’ho applicata, ad esempio,  con Clienti nel business dei mutui, delle carte di credito revolving.

 Potrebbe sembrare strano, ma questi vincoli li ho adottati senza alcuna richiesta da parte dell’Azienda Cliente e la ritengo una “pratica”  doverosa ed eticamente indispensabile quando si condividono conoscenze e/o progetti che prevedono una realizzazione in un termine non brevissimo.

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